Anche se fortunatamente per noi non se ne è mai realmente andato…
Viviamo in tempi d’oro per la nostalgia. Una delle nostre più grandi nostalgie è stata per anni quella degli anime robotici di fine anni ’70 e inizio ’80. Ora, dopo periodi di latitanza, i nostri primi eroi si trovano in DVD, Blu Ray e noi trenta/quarantenni abbiamo a disposizione figure con livelli di dettaglio e fedeltà che da bimbi non avremmo mai neanche osato immaginare. Ora in edicola, cartina di tornasole del pubblico più generalista, è in arrivo persino un modello maxi scala ad uscite periodiche di Goldrake. Questo è il segnale: abbiamo vinto, ora siamo noi la generazione target di questi anni! Ovviamente lo sapevamo già tutti.
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno in massa della musica ’80, di supporti che pensavano morti, come il vinile e per i più raffinati anche la musicassetta (supporto in realtà non raffinatissimo ma che ci ha accompagnato in momenti davvero indimenticabili). Canali tematici e Web Tv on demand hanno visto un un prolificare di serie ambientate nel periodo dell’ultima decade della guerra fredda (e alcune di queste passeranno anche alla storia delle serie TV). Probabilmente ormai il revival degli ’80 è arrivato al suo culmine e ci stiamo già preparando al ritorno dei ’90, ma intanto noi che siamo stati bimbi ai tempi di Reagan e Gorbaciov siamo ancora il core-target dell’entertainment di questi anni. Nel frattanto possiamo ancora goderne i frutti migliori.
Ogni periodo ha avuto comunque il suo revival. Ad esempio tra la fine dei ’70 e gli ’80 andavano forte gli anni ’50 e ci sono state parecchie produzioni che strizzavano l’occhio ai loro figli. Lo stesso Ritorno al futuro è considerabile come un amarcord multi-generazionale, ora e allora, visto che quando è uscito nel 1985 faceva già presa a sui bimbi dei ’50 (come diverse proposte del periodo: fiammate di moda rockabilly, giacche di pelle, Happy Days che si era conclusa l’anno prima, et similia… ).
Agli “amarcordatori” di oggi però sta andando molto meglio: abbiamo prima di tutto i giocattoli! Probabilmente è questo che fondamentalmente ci distingue dai figli del ’50: mentre questi tramite il marketing della nostalgia potevano recuperare musica, colori, immagini e storie, noi ritroviamo addirittura gli oggetti fisici della nostra infanzia. Ma nuovi di pacca, senza bisogno di mercatini delle pulci. Del resto sono gli anni ’80 che hanno sancito la rivincita dei Nerd.
Con estrema scioltezza, grazie anche all’incredibile facilità di reperire informazioni tipica di questo periodo storico, stiamo recuperando la fisicità della nostra infanzia. Abbiamo le riedizioni (quasi) perfette delle console vintage 8bit, possiamo ancora fruire di franchise mitologici come Transformers e Masters Of The Universe, ormai usciti in molteplici riedizioni, dalle filologicamente simili agli originali a quelle ridisegnate e corrette. Non dimentichiamoci che stanno per tornare anche i Thundercats e che stiamo aspettando con impazienza il reboot al cinema di M.A.S.K.! Qui ci soffermiamo su una riflessione, magari un po’ oziosa, che ci riempie però di curiosità: chissà l’industria del merchandising, con i passi da gigante fatti grazie alle tecnologie informatiche e l’evoluzione dei materiali, cosa riuscirebbe a fare con un franchise come M.A.S.K.?! Considerando poi che a questo giro possono contare su acquirenti con un vero potere d’acquisto, non su bambini!
E qui torniamo alla considerazione di partenza che ha ispirato questo articolo, ovvero l’amore imperituro che ha la generazione ottanteen per Goldrake. Per molti in effetti è stato il robot più grande di tutti i tempi, in realtà non esattamente il più grande dal punto di vista delle dimensioni (vedi articolo sui robot), ma sicuramente il più amato in Italia fin dal suo arrivo nel 1978. Antesignano del fenomeno degli anime robotici in Italia, in quanto primo sbarcato in assoluto, ha stregato un’intera generazione di nati nei ’70 (già i nati negli ’80 iniziano ad averne un ricordo per sentito dire, complice l’eclissi parziale dalle TV dopo la RAI, sfatata da qualche timida ricomparsa su reti locali).
Malgrado quello che può suggerire il titolo, ovviamente quello di Goldrake non è un vero ritorno. Nonostante un periodo di latitanza più o meno duraturo sulle TV italiane, il nostro eroe di punta non se ne è mai veramente andato, in un modo o nell’altro è sempre rimasto con noi. Il suo nome in Italia è stato a lungo sinonimo del concetto stesso di super robot nagaiano, anche gli adulti o chi non guardasse i cartoni animati sapeva chi fosse e si parlava ancora del suo show televisivo anche quando non non era più mandato in onda. Nel periodo di interregno, i fan hanno continuato a richiederlo con sempre più insistenza. Si è dovuto aspettare fino agli anni 2000, quando si è intrapresa per la prima volta la ripubblicazione (anche se non ultimata al primo colpo) di tutta la serie originale, con un’attenzione in fase di adattamento senza precedenti (si parla di multipli doppiaggi fatti ad hoc per accontentare sia i fan filologi che i fan di vecchia data). Goldrake (o Grendizer, come da nome originale giapponese – non lo vogliamo ammettere ma un po’ ci stiamo abituando a chiamarlo anche così), è sempre rimasto quindi un punto fermo e inalienabile dell’immaginario italico, e nel frattempo, in questo lasso preparatorio, noi del target di riferimento ci siamo trasformati da bimbi aperti a tutto quello che passa TV e giocattoleria ad adulti estremamente esigenti.
Dopo diversi passaggi della serie originale in DVD e il recente arrivo in home-video degli attesissimi Blu Ray, sta per debuttare in edicola “Costruisci il tuo UFO Robot – Grendizer“, una raccolta settimanale che andrà a comporre alla fine delle uscite una figure di ragguardevoli dimensioni: 70 cm, con meccaniche interne accessibili e led! Pensare ad un Goldrake di queste dimensioni non può che portare alla mente il classico Goldrake Jumbo, forse il più bel giocattolo di cui potevi essere orgoglioso nel 1980/1981 (anche questo un’icona all’interno di un mondo a sé). Un prodotto del genere (una figure di 70cm), con una distribuzione del genere (quella capillare delle edicole) ed il format del periodico da hobby, porta il concetto di figure robotica ben al di fuori dell’ambito strettamente di nicchia degli appassionati, un po’ come è avvenuto con i modellini di auto decadi prima. Ovviamente, per questo cambiamento di paradigma la scelta come apri-pista non poteva che cadere sul personaggio di Goldrake.
Classico imperituro: Il Goldrake Jumbo Size classico di fine ’70 primi ’80
Ma cosa resta della nostalgia, è ancora tale? Visto che Goldrake in realtà è qui, lo è sempre stato e lo sarà ancora per molto, visto che possiamo aver figure sempre più belle, filmati di qualità sempre più perfetta, si può ancora parlare di nostalgia?
Forse in realtà no. Goldrake sarà sempre per quelli della nostra generazione un adesso: è parte della nostra formazione, del nostro vedere le cose, della nostra identità generazionale. Quello che ci manca davvero è il contesto: salire su una bici presa in prestito, riempire il cestello di robot ammaccati da tante ore di gioco e andare a giocare con gli amici, pensando che sia la cosa più fantastica che possiamo fare.
“I’ve got a bike, you can ride it if you like
It’s got a basket, a bell that rings
And things to make it look good
I’d give it to you if I could, but I borrowed it”
[Ho una bici, puoi provarla se ti va
Ha un cestello, un campanello che suona
E cose che la fanno sembrare bella
Te la darei se potessi ma è in prestito]
(Syd Barret)