Piove (o diluvia) nel deserto, e il traguardo si corre nel circuito di F1!

Cosa succede nel deserto quando piove? È la domanda che ci ronzava per la testa in attesa di chiamare Simone, al suo quarto giorno e mezzo al terzo Abu Dhabi Tour. Era appena finita la quarta e ultima tappa che ha visto salire sul podio più alto il portoghese Rui Alberto Faria da Costa (UAE Abu Dhabi Team). L’ex iridato ha preceduto di 4” il russo Ilnur Zakarin e di 16” l’olandese Tom Dumoulin, grazie al successo conquistato sabato nella tappa regina con arrivo in salita. L’ultima frazione, corsa sul circuito automobilistico di Yas Marina, ha visto la vittoria in volata dell’australiano Caleb Ewan (Orica-Scott) su Mark Cavendish, André Greipel, Niccolò Bonifazio e Matteo Pelucchi. Rui Costa, che succede all’estone Tanel Kangert, ha regalato alla sua squadra, il neonato team Eau-Emirates, un trionfo storico, il primo in una corsa World Tour.

 

Così, ancora prima di poter vocalizzare la nostra curiosità, Simone risponde al telefono dicendo: “Oggi è stata una giornata bella folle”. Sul suo taxi verso l’aeroporto ci racconta la sua giornata “pazzesca”.

“Ad Abu Dhabi non piove mai, dicevano…”. Frase perfetta per finire sulla Settimana Enigmistica nell’omonima rubrica. “Per me era una certezza e invece…”. Chi lavora qui al Tour non ci poteva credere: dopo 3 giorni di pioggerellina è arrivato un vero e proprio diluvio per quasi tutta la gara”.

Sul taxi, Simone continua a raccontarci la sua giornata, ma a un certo punto la conversazione viene interrotta da un’esclamazione di meraviglia: anche dai vetri bagnati di pioggia si rimane rapiti dal fascino dell’incredibile Moschea dello Sceicco Zayed. Le vasche d’acqua che circondano le 80 cupole sorrette da circa 1.000 colonne riflettono la pioggia, “sembra una cascata di spilli ininterrotta” sussurra Simone.

La pioggia fa impazzire il traffico e la strada verso il circuito di F1 di Yas Marina è costellata di incidenti. “Sono riuscito ad arrivare per il momento del firma-foglio delle 17, prima che iniziasse la corsa: 24 giri del percorso per un totale di 143 km. Alla fine della gara sono state premiate le 4 maglie e il miglior team della competizione.

“Che dire di più? Come sempre il mio sguardo da occidentale non si capacita della pista da sci all’interno del centro commerciale di Dubai e dell’incredibile Burj Khalifa, la più alta struttura mai realizzata dall’uomo: 829,8 metri, con un significativo margine di vantaggio in termini di altezza rispetto a qualsiasi altro edificio nel mondo. Quests cattedrale nel deserto incute un certo timore, quasi “reverenziale” direi”, ci racconta Simone.

Sabato invece c’è stata la partenza della terza tappa dallo stadio di Al Ain”, una delle tante costruzioni ipermoderne, in questo caso dedicato al calcio degli Emirati. “L’immagine coordinata nuova ha entusiasmato il pubblico -dice Simone. È stato davvero impattante e stavolta i ciclisti in volata, che sono usciti dal simbolo-trofeo, hanno dato in modo fortissimo l’idea di performance. È sempre potente toccare dal vivo un impianto di comunicazione che include tutto, dal video alla campagna, fino alla demo in realtà virtuale. Essere lì e vedere come tutto il lavoro fatto si sia integrato perfettamente all’evento è stato incredibile”.

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